Il tecnico dell’Al-Nassr entra prepotentemente nella corsa alla successione di Thiago Motta
Un cerchio che potrebbe chiudersi, a quasi quarant’anni di distanza. Stefano Pioli e la Juventus, una storia che affonda le radici negli anni ’80, quando il giovane difensore parmense condivideva lo spogliatoio con mostri sacri come Michel Platini e vestiva la maglia bianconera nella leggendaria finale di Coppa Intercontinentale del 1985, subentrando a un certo Gaetano Scirea. Oggi, quell’ex giocatore divenuto allenatore di successo potrebbe tornare a Torino, questa volta per sedersi sulla panchina più prestigiosa del calcio italiano.
Una corsa a tre che si infiamma
Il “Gran Premio Juventino” per la successione di Thiago Motta (la cui conferma appare sempre più in bilico nonostante il probabile quarto posto) si arricchisce di un nuovo protagonista. Se Antonio Conte resta il candidato con il palmares più ricco e Gasperini rappresenta l’opzione “made in Juve” per eccellenza, essendo cresciuto nel vivaio bianconero prima di diventare maestro delle giovanili, Pioli emerge come terza via, forse la più equilibrata.
Nonostante la distanza geografica – attualmente guida l’Al-Nassr di Cristiano Ronaldo in Arabia Saudita – il tecnico emiliano sembra sempre più attratto dall’idea di un clamoroso ritorno alla Continassa, questa volta nei panni di allenatore principale. Un’affascinante opportunità di chiudere un cerchio professionale avviato negli anni Ottanta.
L’identikit perfetto per la nuova Juve
Esperienza, pragmatismo e capacità di valorizzazione del talento. Sono queste le qualità che rendono Pioli un candidato credibile per la panchina bianconera. Il suo curriculum parla chiaro: ha guidato grandi club come Inter e Milan, dimostrando di saper gestire piazze esigenti e spogliatoi complessi.
La sua grande forza è rappresentata dalla capacità di esaltare tanto i giovani talenti quanto i campioni affermati. Al Milan ha saputo plasmare e far crescere giocatori come Rafael Leao e Theo Hernandez, trasformandoli in stelle di prima grandezza, mentre ha gestito con maestria i “vecchi leoni” come Zlatan Ibrahimovic e Olivier Giroud. Ora sta facendo lo stesso con Cristiano Ronaldo in Arabia Saudita, dimostrando duttilità e intelligenza tattica.
Lo scudetto del 2022: il capolavoro della carriera
Il fiore all’occhiello della carriera di Pioli resta indubbiamente lo scudetto conquistato con il Milan nella stagione 2021/2022. Un trionfo che nessuno si aspettava, ottenuto con una squadra giovane, costruita senza investimenti faraonici e priva del favore dei pronostici. Una situazione per certi versi simile a quella che potrebbe trovare alla Juventus, chiamata a ricostruire dopo anni di risultati altalenanti.
Quel Milan incarnava perfettamente la filosofia calcistica di Pioli: pratico ma moderno, solido ma propositivo, con un’identità di gioco chiara ma mai dogmatica. Non a caso, diversi giocatori rossoneri hanno apertamente rimpianto la sua guida negli ultimi mesi, segno di un allenatore che sa lasciare il segno.
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Il valore aggiunto: conoscere l’ambiente Juventus
In un club come la Juventus, dove la pressione è massima e le aspettative sempre altissime, conoscere l’ambiente dall’interno rappresenta un vantaggio considerevole. Pioli non sarebbe solo un buon allenatore, ma un tecnico con il DNA bianconero, capace di comprendere immediatamente cosa significa rappresentare la Vecchia Signora.
Questo aspetto non è secondario nelle valutazioni della dirigenza, consapevole che la Juventus non è un club come gli altri e richiede una mentalità particolare, la famosa “cultura della vittoria” che ha sempre contraddistinto le squadre capaci di dominare nei rispettivi campionati.
L’armonizzatore di spogliatoi
Un altro elemento che gioca a favore di Pioli è la sua capacità di gestire i rapporti umani all’interno dello spogliatoio. “Un po’ normalizzatore e un po’ armonizzatore”, come lo descrivono coloro che hanno lavorato con lui. Una qualità fondamentale in una Juventus che potrebbe vivere un’estate di rivoluzione, con nuovi acquisti da integrare e gerarchie da ridefinire.
La sua leadership silenziosa ma autorevole potrebbe rappresentare l’elemento giusto per riportare serenità in un ambiente che negli ultimi anni ha vissuto più ombre che luci. E forse, per ripartire, è proprio questo ciò di cui la Vecchia Signora ha più bisogno: un allenatore capace di creare un gruppo coeso, valorizzare i singoli e ricostruire quell’identità di squadra che sembra essersi smarrita.
La Signora “on fire” e Pioli: molto più che un’idea per il futuro, una concreta possibilità per il presente bianconero.